24 Gennaio 2022

Importante analisi della Fondazione Studi sulla situazione nel nostro Paese del lavoro autonomo. Non è la prima volta che il ns. CNO, con la Presidente Marina Calderone, chiede provvedimenti al Governo per equiparare il lavoro autonomo a quello subordinato. La “repetita” anche nel corso del 32 Forum Lavoro/Fiscale del 19 e 20 gennaio scorso. Secondo i dati relativi al 3° trimestre 2021 il settore più colpito è quello del Commercio e, in generale, le donne sono quelle che hanno subito il maggior calo.

 

A partire dal Congresso Nazionale di Categoria, svoltosi a Napoli a fine Aprile 2017, Teatro Augusteo, la ns. Categoria, con la Presidente Marina Calderone, ha sempre chiesto, a gran voce, l’equiparazione del lavoro autonomo a quello subordinato in quanto a benefici e provvidenze.

Ricorderete che ci fu, in subiecta materia, un meditato intervento del ns. Presidente Edmondo Duraccio.

Del pari fu preciso lo “slogan” della Calderone: “Non esiste solo il lavoro dipendente”. In quella occasione la Categoria lanciò il grande progetto dell’equo compenso per le libere professioni ordinistiche. Ma, in generale, la Presidente si è riferita in queste richieste di attenzione al settore “autonomo”, delle “partite I.V.A., a tutti i comparti a dimostrazione che siamo una categoria calata nel sociale.

Anche in occasione del 32° Forum Lavoro/Fiscale del 19 e 20 gennaio scorso, la Presidente Calderone ha parlato del crollo del settore autonomo.

Analoga richiesta fu fatta in occasione dei vari Festival del Lavoro!!

Il tutto, questa volta, su una precisa analisi condotta dalla Fondazione Studi sui dati del 3° trimestre 2021 completata e data alle stampe il 21 gennaio scorso.

Secondo la Fondazione presieduta da Rosario de Luca ci sono 350 mila occupati in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Donne e giovani i soggetti più penalizzati, il commercio il settore più colpito.

Dunque, il lavoro autonomo non riparte ed è ancora molto lontano dai livelli pre-Covid nonostante il timido incremento dell’1,3% registrato lo scorso novembre rispetto al mese di ottobre. È quanto emerge dall’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che attinge dai dati Istat relativi al terzo trimestre del 2021.

Il dossier mette in evidenza come, a fronte di un sostanziale recupero dell’occupazione di tipo dipendente, tornata ai livelli del 2019, il lavoro autonomo non riesca a invertire la tendenza.

Negli ultimi tre mesi del 2021 si è registrato un calo di 350 mila occupati rispetto allo stesso periodo del 2019, scendendo a quota 4 milioni e 940 mila. La perdita maggiore tra le donne: -131 mila occupate, ma anche tra gli uomini i valori registrati sono elevati, considerato un decremento complessivo di 219 mila indipendenti.

La pandemia ha senza dubbio accentuato le criticità di un modello di lavoro, quello autonomo, che ha perso appeal tra i lavoratori, soprattutto i più giovani. A pagarne di più le spese sono, infatti, gli autonomi tra i 40 e i 49 anni: -223 mila soggetti in questa fascia d’età, mentre cali più contenuti si registrano tra i 50 e i 59 anni con 60 mila lavoratori in meno.

È il commercio il settore maggiormente colpito: rispetto al 2019, infatti, si sono persi più di 190 mila autonomi; a seguire l’industria (43 mila unità in meno) e l’area dei servizi tecnici e professionali (34 mila autonomi in meno).

Il settore dell’edilizia, invece, registra un buono stato di salute, con un incremento del lavoro autonomo negli ultimi due anni del 2,8%.

Anche sotto il profilo professionale si registrano tendenze diverse. Le professioni tecniche sono quelle più impoverite con quasi 100 mila occupati in meno nell’ultimo biennio. I dati non sono più confortanti per le professioni intellettuali e ad elevata specializzazione: rispetto al 2019, infatti, si sono persi 73 mila lavoratori.

A penalizzare ancor di più questo mondo è la diversità di tutela rispetto al lavoro a tempo indeterminato. Secondo l’indagine condotta ad aprile 2021 da Fondazione Studi e SWG, due autonomi su tre hanno dichiarato che la pandemia ha avuto un impatto negativo (51,8%) o molto negativo (14,9%) sul loro lavoro e il 53,5% ha affermato di aver registrato una riduzione del reddito.

Quali saranno, dunque, le previsioni per il 2022? “Le prospettive per i primi mesi del nuovo anno lasciano ampi spazi di incertezza a causa delle conseguenze economiche legate all’emergenza sanitaria”, dichiara Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. “C’è bisogno di avviare una seria riflessione attorno ai liberi professionisti perché è il lavoro autonomo a generare quello dipendente”.

Speriamo che il tutto si risolva con la fine della pandemia!!

Buon lavoro

Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

 

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/ED

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Modificato: 2 Agosto 2023