8 Marzo 2021

In occasione della giornata internazionale della Donna, la ns.  commissione pari opportunità e l’intero Consiglio, nel rendere omaggio all’inestimabile contributo professionale e sociale del mondo femminile, intendono porre l’accento sugli effetti della pandemia sul lavoro delle donne.

 

Sia consentito, in primis, rivolgere i ns. più calorosi e sinceri auguri a tutto le ns. Colleghe in questa giornata nella quale si celebra l’intero mondo femminile.
La ns. commissione pari opportunità, nella persona delle Colleghe ACAMPORA Giusi, IOVINO Alessandra e VITALONE Maddalena, ha inteso rimarcare il grande lavoro che le Donne occupano in ogni ambito sociale e, nello stesso tempo, rappresentare la enorme difficoltà che la pandemia sta generando sull’occupazione femminile.
In occasione della Giornata internazionale della donna, istituita per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo, la Commissione Pari Opportunità vuole porre l'accento sulla grave crisi occupazionale che le donne stanno attraversando attualmente a causa della pandemia che così gravemente ha colpito tutti noi.
L’epidemia da coronavirus che ormai ci affligge da tanto, troppo tempo, ha investito ogni aspetto della vita quotidiana con ripercussioni maggiori nel campo lavorativo dove a farne maggiormente le spese, ancora una volta, sono le donne che si trovano colpite su molteplici fronti, economico, familiare e sanitario.
Le differenze di trattamento economico ed occupazionale, tra uomo e donna, erano già un dato di fatto ma la pandemia ha amplificato le disparità esistenti, rendendo vani i progressi fatti negli ultimi anni. Anche il report dal titolo The Impact of COVID-19 on Women, pubblicato recentemente dall’ONU, sottolinea preoccupato questo gap ed indica il raggiungimento dell’uguaglianza di genere come uno dei principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
L’impatto economico del virus è stato, dunque, devastante a livello planetario. Sempre secondo le Nazioni Unite sono le donne a soffrirne maggiormente, innanzitutto perché la presenza femminile in ambito occupazionale è da sempre minore rispetto a quella maschile: il 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione, contro il 63% delle donne nella medesima fascia di età; in secondo luogo, a causa del gender pay gap mondiale che è spostato tutto a favore dei maschi con una differenza stimata intorno al 20%.
La situazione italiana rispecchia fedelmente quella internazionale: l’Istat, con la divulgazione dei dati sull’occupazione, ci dice che lo scorso dicembre gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, un dato già di per sé drammatico, ma reso ancora più angosciante dalla suddivisione di genere con cui questo è avvenuto: questi numeri, infatti, si riferiscono prevalentemente alla occupazione femminile, con 99.000 donne disoccupate o inattive. Un fenomeno che è continuato, sebbene con numeri un po’ meno estremi, durante tutto l’arco dell’anno in quanto dei 444.000 occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne. Nel nostro Paese, la differenza di salario tra uomini e donne in alcuni casi, come ad esempio, nel settore privato, supera anche il valore medio del 20%, motivo per cui l’Italia continua a perdere posizioni nelle classifiche dei Paesi che attuano, o cercano di attuare, la chimera della parità salariale.
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro con un interessante focus dal titolo “Ripartire dalla risorsa donna” ha approfondito la tematica ed ha evidenziato come in Italia siano state le donne ad essere particolarmente colpite: in un confronto tra il secondo trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2020, 470.000 lavoratrici hanno perso l’impiego su un totale di 841.000; su 100 posti persi, il 55,9% apparteneva ad una donna.
Le cause di questo crollo occupazionale principalmente al femminile, sono da ascrivere alla natura del lavoro stesso: le precedenti crisi, di carattere geo-socio-economico, avevano colpito di più l’industria, settore in cui sono impiegati prevalentemente uomini, invece oggi sono stati falcidiati settori come quello dei servizi e del lavoro domestico in cui l’occupazione è maggiormente femminile, settori spesso caratterizzati da poca stabilità, precarietà ed irregolarità e che, in ogni caso,  non sono integrabili con la cassa integrazione.
Il ricorso allo smart working, infine, ha portato molte donne a sobbarcarsi un enorme carico di lavoro per il sovrapporsi dei troppi impegni della cura della casa e della famiglia a quelli lavorativi, senza più una netta separazione spaziale e temporale degli stessi. Sono infatti quasi 3 milioni le lavoratrici con figli a carico con meno di 15 anni ed, anche nelle coppie non separate, la cura dei figli è in capo sostanzialmente alla madre: secondo i dati Istat le madri si occupano dei figli in media 4 ore e 45 minuti, contro i 38 minuti dei padri.
E’ evidente che il problema sia culturale e politico e certamente preesistente alla pandemia che non ha fatto altro che metterlo maggiormente in risalto ed aggravarlo. E’ dunque necessario ripensare al lavoro di cura come responsabilità di tutti, non solo delle donne, e fornire elementi comunitari strutturali che permettano a uomini e donne di godere di pari diritti e pari opportunità; sono necessari nidi, tempo pieno nelle scuole primarie, migliore assistenza sanitaria territoriale, servizi per gli anziani e i disabili, una vera politica di welfare di prossimità con al centro le persone e i loro bisogni. Alla luce di questi dati, non regge più il racconto che di fronte alla pandemia siamo tutti uguali anzi, il virus ha contribuito ad aumentare ancora di più la forbice sociale e di genere nel mondo del lavoro ed a mostrarci che la realtà è ben diversa sotto ogni punto di vista. Il fatto che in Italia il 99% dei lavoratori in meno dello scorso dicembre sia donna è solo una delle tante dimostrazioni.
Buon lavoro

Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/FC

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Modificato: 2 Agosto 2023