6 Maggio 2020

Interessante fotografia della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in occasione dell’inizio della “FASE 2”. Si prevede che 4,4 mln di lavoratori riprenderanno servizio e che altri 2,7 mln continueranno a restare in casa. Di questi, purtroppo, solo il 62% riprenderà, poi, servizio. Dei lavoratori che riprenderanno il 4 maggio, per la FASE 2, parecchi saranno over 50 e delle Regioni del Nord che sono state le più colpite dal virus.

 

Il 2 maggio scorso la ns. Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha diffuso e pubblicato un interessante “fotografia” del numero e della tipologia di lavoratori che saranno interessati alla ripresa lavorativa della “FASE 2”.
E’ inutile dire che tutti i media lo hanno esaminato e reso oggetto di informativa e di discussione in quanto la “fotografia” della Fondazione Studi evidenzia dati abbastanza inquietanti a parte l’interesse.
Dei 4,4 milioni di italiani che riprenderanno le attività dal 4 maggio la maggior parte è dipendente, over 50 e occupato al Nord-Italia. Questo è il primo dato che, immediatamente, si pone alle riflessioni non solo dei lettori ma anche dei politici.
I lavoratori non interessati a questa FASE 2 sono ben 2,7 milioni. Continueranno a restare a casa in attesa di successive misure governative.
Su 100 rimasti a casa per effetto dei provvedimenti di sospensione delle attività, ben il 62,2% potrà tornare al lavoro.
La ripresa, però, avrà effetti inattesi. Coinvolgerà, come dicevamo, soprattutto lavoratori over 50, rispetto ai giovani, interesserà maggiormente il Nord Italia, più esposto al contagio in questi due mesi di emergenza da Covid-19, e favorirà i lavoratori dipendenti a discapito degli autonomi.
L’indagine della Fondazione Studi, sui microdati delle Forze Lavoro ISTAT, è intitolata “Ritorno al lavoro per 4,4 milioni di italiani. Al Nord prima che al Sud, anziani più dei giovani”.
La ripresa interesserà principalmente i lavoratori dell’industria, dove l’attività potrà ritornare a pieno regime (100% dei settori riaperti): su 100 lavoratori che rientreranno al lavoro il 60,7% lavora nel settore manifatturiero; il 15,1% nelle costruzioni; il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio.
Dunque, principalmente occupazione maschile più presente in tale comparto.
Saranno, infatti, 3,3 milioni gli uomini che torneranno al lavoro (il 74,8% del totale), mentre “solo” 1,1 mln le donne (25,2%).
In generale, saranno soprattutto lavoratori dipendenti (3,5 mln, pari al 79,4% di chi riprenderà a lavorare) mentre gli autonomi (il restante 20,6%) dovranno ancora aspettare: solo il 49% di quanti sono stati interessati dai provvedimenti di sospensione potrà riaprire già dal 4 maggio.
Tra i paradossi legati alla riapertura delle attività produttive prevista dalla Fase 2, nonostante il dibattito nazionale sull’opportunità di prevedere rientri differenziati per tutelare maggiormente la popolazione più adulta, c’è l’aspetto legato all’età dei lavoratori coinvolti.
Gli over 50 riprenderanno a lavorare prima dei giovani. Su 100 occupati in settori “sospesi”, a rientrare saranno il 68,7% dei 50-59enni; il 67,1% dei 40-49enni; il 59% dei 30-39enni e il 48,8% degli under 30.
Alta anche la percentuale degli over 60 (pari al 60,1% di quanti sono rimasti a casa per effetto del blocco delle attività). Anche la “settorialità” delle aperture delinea un quadro non coerente rispetto alla diffusione della pandemia.
La ripresa, infatti, si concentrerà proprio nelle aree più interessate dal virus: a fronte di 2,8 mln di lavoratori al Nord Italia, saranno 812 mila al Centro e 822 mila al Sud gli occupati che rientreranno al lavoro.
Tra le regioni interessate: Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Marche e Lombardia, dove il tasso di rientro oscilla intorno al 69%; di contro in Val d’Aosta (49,3%), Lazio (46,7%), Sicilia (43,4%), Calabria (42,5%) e Sardegna (39,2%), la ripresa interesserà meno di un lavoratore su due tra quelli “sospesi”.
Ovviamente la riapertura dei settori non comporterà necessariamente la presenza in sede dei lavoratori, ma seguendo le indicazioni ribadite negli stessi ultimi provvedimenti governativi, dovrà essere promosso il più possibile il lavoro agile. Da questo punto di vista, tuttavia, l’indagine evidenzia come solo nel 36,6% dei casi i lavoratori chiamati a riprendere le proprie attività potranno farlo in smart working; mentre la maggior parte (63,4%), per le caratteristiche del proprio lavoro, non potrà che farlo in sede.
L’importanza di questo studio consentirà al legislatore il varo delle opportune provvidenze?
Lo speriamo!!!!
Buon Lavoro

Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/FC

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Modificato: 3 Agosto 2023