25 Febbraio 2020

Il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, insiste per l’approvazione del “salario orario minimo legale” pari ad € 9,00 lorde. I due disegni di legge in subiecta materia, all’esame del Parlamento (uno del M5S e l’altro del PD), potrebbero trasformarsi in testo unificato ed iniziare l’iter di approvazione. Quali le conseguenze? Ne hanno parlato a “Punti di vista”, la trasmissione d’avanguardia della ns. web TV, l’On. Rizzetto (FdI) e il Sen. Fenu (M5S). Il pensiero e le proposte della Fondazione Studi espresse dal Presidente Rosario De Luca.

 

E si parla, ancora, di salario minimo legale orario!!

Il Ministro del Lavoro, Sen. Nunzia Catalfo, non demorde e vuole portare avanti quest’altra sua creatura sulla quale, almeno noi del CPO di Napoli, abbiamo espresso più di una riserva giuridica non tralasciando, poi, gli effetti economici.

Attualmente, ci sono due disegni di legge in subiecta materia. Uno è del M5S, l’altro del PD.

Non è difficile che si trovi “la quadra” e che le due proposte si trasformino in un “testo unificato”.

In effetti, questo salario minimo orario “legale”, in misura di € 9,00/h lorde, avrebbe validità sia per gli importi dei CCNL che per quei rapporti di lavoro non disciplinati da CCN.

Comprenderete come, in un colpo solo, questo provvedimento abbia “stracciato” il ruolo delle parti sociali, le indicazioni della Corte Costituzionale, la normativa mitigatrice dell’IPCA e, perché no, lo stesso art. 36 della Costituzione in quanto, in ipotesi, due lavoratori, senza ccnl, svolgenti mansioni diverse si troverebbero a percepire la stessa retribuzione violando gli indicatori della quantità e qualità del lavoro prestato.

E, si badi bene, nessun accenno o riferimento alla riforma costituzionale della Rappresentanza sindacale nel senso di attuazione dell’art. 39 della Costituzione.

Noi siamo d’accordo che, anche il salario dei dipendenti venga liberato dalle pastoie dell’imposizione tributaria ma solo questa è la via se si vuole ridare potere d’acquisto al salario asfittico.

Lo Stato pensasse, poi, a riprendersi l’onere e l’obbligo del “welfare” senza addossarlo alle parti sociali (id: enti bilaterali).

Ne hanno parlato a “Punti di vista”, la trasmissione d’avanguardia della web tv di categoria, l’On. Rizzotto (FdI) e il Sen. Fenu (M5S) insieme al Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

Per Rosario De Luca il principio del salario minimo è sacrosanto, ma bisogna stare attenti all’effetto “rimbalzo” giacchè in sede di rinnovo dei CCNL l’aumento a 9 euro/h minimo possa avere riflessi su mansioni superiori per cui “occhio al costo del lavoro” già alle stelle nel ns. Paese.

Rosario De Luca ha, però, anche allargato il raggio di riflessione sulla complessa materia.

Ha affermato che “prima di affrontare la tematica del salario minimo legale orario è necessario partire prima da una revisione dei CCNL e subito dopo da una riforma della rappresentanza sindacale”.

Favorevole alla revisione dei CCNL anche l’on. Walter Rizzetto (FdI), uno dei primi a presentare una risoluzione alla Camera dei Deputati sul salario minimo garantito. “Laddove non riusciamo a fare azione a tenaglia sul salario e sull’abbattimento della pressione fiscale sulle aziende, succede un disastro. Perché le aziende – precisa – si troveranno in alcuni comparti a pagare di più rispetto a quello che pagano adesso”, con il conseguente aumento delle crisi aziendali “che nessuno vuole risolvere”.

Anche il sen. Emiliano Fenu (M5S), presente al dibattito, ha sottolineato la volontà del Ministro Catalfo di portare avanti la proposta di legge sul salario minimo dialogando con gli alleati di governo e con i sindacati in occasione del prossimo tavolo sulle pensioni.

Il principio è condiviso da tutti, nel senso che esiste il problema dei workingpoors, quei lavoratori che vivono al limite e in alcuni casi al di sotto della soglia di povertà e sussistenza”, sottolinea Fenu. “La misura va nel senso di risolvere questo problema – continua – ma anche nel senso delle altre misure, che è quello di attenuare la disuguaglianza che sappiamo essere, oltre ad un effetto, anche effetto della crisi perdurante nel nostro paese”. Il riferimento è alla riduzione della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti, che per i

Consulenti del Lavoro deve essere applicata anche alle imprese, ma soprattutto al Reddito di cittadinanza, che il collega dell’opposizione considera “una misura che costa molto” e che ad oggi ha dato solo ai navigator un posto di lavoro “più o meno fisso”. “Gli ultimi dati rispetto al Reddito di cittadinanza ci dicono che poche migliaia di persone hanno firmato il patto di lavoro”, sottolinea Rizzetto, proponendo di rinviare l’utilizzo di questo strumento a quando

l’Italia avrà raggiunto una disoccupazione del 3-4%.

Che Iddio ci aiuti!!!

Buon lavoro.

Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

 

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/FC

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Modificato: 3 Agosto 2023