2 Marzo 2021

Importante ricerca della Fondazione Studi sui rimedi per fronteggiare la crisi occupazionale. In primis, per la Fondazione Studi, sono necessarie le Politiche Attive e la Formazione. Occorre la credibilità dei servizi di intermediazione. La ricerca presentata sulla WEB TV nel corso della trasmissione dedicata ieri al 19°anniversario dell’uccisione del Prof. Marco Biagio che diede vitalità nel suo libro bianco alle Politiche Attive. Oggi il Prof. Biagi sarebbe stato utile se non necessario per un mercato del lavoro irrequieto, con strutture non in linea con il fabbisogno e uno sguardo sempre rivolto alle politiche passive che creano più consensi.

 

Il prof. Marco Biagi è stato ricordato ieri nella WEB TV di Fondazione Studi. Oggi ricorre, infatti, il 19° anniversario della sua barbara uccisione. Il Prof. Biagi, dall’umanità smisurata verso i deboli ed emarginati dal mercato del lavoro e lungimirante per un cambiamento ideato nel suo libro bianco, aveva già pensato ad un sistema di sicurezza sociale per tutti coniugandolo con la giusta flessibilità.

Aveva un “progetto” speciale per il mondo del lavoro ed ha lasciato un vuoto incolmabile.

Politiche attive, formazione, sinergia tra pubblico e privato, le agenzie di lavoro. A piccoli passi ci si incamminava verso una vera riforma.

Ieri, alla presenza della stampa specializzata e della moglie del Prof. Biagi è stata presentata una ricerca della Fondazione Studi sulla crisi occupazionale attuale ed è stato rappresentato lo scenario che si appaleserà quando il divieto di licenziamento verrà abolito, sui rimedi futuri e sulle condizioni attuali del mercato del lavoro, politiche attive, formazione, centri per l’Impiego a cui è seguita una tavola rotonda molto interessante.

La Fondazione Studi ha indicato nella formazione e riqualificazione i rimedi per fronteggiare e uscire dalla crisi occupazionale.

La ricerca della Fondazione Studi ha messo in evidenza che la spesa per le politiche attive nell’ultimo decennio si è contratta del 4,6% in termini reali; quasi dimezzata quella destinata alla formazione. Nel mentre, sono cresciuti del 59,5% gli incentivi su nuova occupazione.

Occorre un cambio di paradigma per superare la crisi occupazionale.

In occasione dell’evento in diretta di ieri dal titolo: "A 20 anni dal Libro Bianco del lavoro. L'attualità del pensiero di Marco Biagi nell'odierna crisi del lavoro" in ricordo del giuslavorista e del suo impegno per la riforma del mercato del lavoro italiano, i Consulenti del Lavoro hanno chiesto il riequilibrio delle percentuali di spesa in politiche attive e passive del lavoro e l’investimento in formazione e riqualificazione dell’offerta.

Le motivazioni sono esaustivamente argomentate nella ricerca elaborata dalla Fondazione Studi dal titolo “Ripensare le politiche attive per superare la crisi e far ripartire il Paese” che ha analizzato le performance delle politiche del lavoro e la composizione attuale della spesa a sostegno dell’occupazione dal quale emerge uno sbilanciamento strutturale verso le “sovvenzioni” che ha dimostrato scarsa efficacia e valore aggiunto. Soprattutto sul medio e lungo periodo.

«Le politiche per il lavoro in Italia, per come sono organizzate, si presentano in larga parte inadeguate a fronteggiare l’emergenza occupazionale», si è evidenziato nell’indagine.

I 26,9 miliardi di euro spesi nel 2018, secondo i dati recentemente resi disponibili dalla Commissione Europea, corrispondono all’1,53% del PIL. Di questa spesa, i tre quarti sono destinati al sostegno al reddito, con una penalizzazione profonda per i servizi per il lavoro che, nel 2018, assorbivano solo l’1,4% del totale delle risorse destinate alle politiche per il lavoro a fronte del 31,4% della Germania, l’8,9% della Francia e il 7% della Spagna.

Un deficit che rischia di condizionare fortemente tempi e qualità della ripresa occupazionale del nostro Paese nei prossimi mesi dove la capacità di intermediare domanda e offerta di lavoro e di fornire sostegno attivo alla ricerca saranno determinanti per la ripartenza dell’occupazione.

Oltre ad investire nella credibilità dei servizi di intermediazione – utilizzati nel 2019 solo dal 24,3% dei disoccupati per cercare lavoro – è fondamentale ripartire dalla formazione, soprattutto per gli adulti.

In un Paese come l’Italia, caratterizzato da bassi livelli di istruzione e da una distanza strutturale tra domanda e offerta di competenze, le risorse destinate a questa voce di spesa sono state quasi dimezzate tra il 2008 e il 2018 con il rischio di compromettere le possibilità di reimpiego dei lavoratori più fragili sotto il profilo formativo, in un momento in cui cresce la domanda di competenze nuove, soprattutto in ambito tecnologico e digitale. La corrispondenza tra il grado d’istruzione e la necessità di ricorrere al sostegno al reddito è dimostrata anche dai risultati dell’analisi sulla platea dei potenziali beneficiari dell’Assegno di Ricollocazione (AdR) che è stata analizzata nell’ultima parte della ricerca. Tra disoccupati involontari con i requisiti per la NASpI, suddivisi in quattro sottogruppi sulla base del loro reinserimento lavorativo e della durata del sostegno al reddito, prevale, infatti, un basso livello d’istruzione, che supera il 58% tra i beneficiari dell’assegno di ricollocazione. Oggi, più che mai, risulta allora determinante individuare i percorsi formativi più utili per aumentare l’occupabilità delle persone espulse dal mercato del lavoro.

«Il focus sulle politiche attive per il lavoro è fondamentale per poter pensare a una ripresa organica dell’occupazione e, di conseguenza, dell’economia. Ben venga allora l’apertura del Governo Draghi a investire sull’assegno di ricollocazione purché si tenga presente che la platea dei destinatari al momento comprende solo la metà dei disoccupati involontari – ha affermato Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e del Comitato Unitario delle Professioni –. Necessario incidere sulla qualità dell’offerta più che sull’incentivazione della domanda attraverso formazione e riqualificazione, diminuendo il divario tra posizioni ricercate e competenze disponibili».

 

Buon lavoro

Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

 

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/FC

 

Condividi:

Modificato: 2 Agosto 2023