8 Agosto 2018

Continua il dibattito interno alla Categoria circa il c.d. Decreto Dignità e sulla riforma dei contratti a termine e di somministrazione. L’attenzione della Categoria è essenzialmente sulle causali che sono obbligatorie superati i 12 mesi (e fino a 24 di durata massima) e ad ogni “rinnovo”. Anche i Magistrati si sono espressi sulle causali e su come siano state formulate.

 

E’ dal 30 Giugno, in occasione dell’intervento del Ministro del Lavoro, On.le Di Maio, al Festival del Lavoro di Milano, che parliamo del decreto dignità poi emanato dal Consiglio dei Ministri nella tarda serata del 2 Luglio.

La nostra attenzione, nel dibattito interno alla Categoria ed anche sui “social”, si è soffermata sulle “causali” che sono obbligatorie dopo i 12 mesi e ad ogni rinnovo nonché sull’aumento della percentuale della contribuzione aggiuntiva a quella base dell’1,40%.

Abbiamo parlato di conflitti in vista, con gioia degli avvocati, a cagione delle illogiche e generiche causali inventate dal legislatore di cui la più semplice dovrebbe essere quella riconducibile a ragione sostitutiva.

Abbiamo, peraltro, espresso un giudizio negativo dal punto di vista giuridico in quanto una riforma del contratto a termine così stringente non era il caso di porla in essere in un periodo in cui l’economia italiana era instabile ed ondivaga.

Anzi, secondo noi, andavano privilegiate queste forme di lavoro che comunque garantivano una legalità ed un gettito contributivo.

In altri termini, era sbagliato etichettare il lavoro a termine o somministrato come fonte di precariato se le condizioni economiche del Paese non consentivano assunzioni a tempo indeterminato.

Quanto, poi, alle causali, dopo i 12 mesi, avendo comunque espresso il parere di un ricorso ad un pazzesco turn–over con lavoratori sempre nuovi, nel dibattito è intervenuto anche il Presidente della sezione lavoro della Corte di Appello di Venezia, Dott. Luigi Perina.

Il Magistrato, in un’intervista a “Il Sole 24 Ore” ha ritenuto comprensibili le preoccupazioni degli imprenditori sulle causali alla luce della formulazione del legislatore che fa riferimento alla nozione di “attività ordinaria”.

Per il Magistrato trattasi di “una nozione che non è giuridica e neppure selettiva e, quindi, difficilmente interpretabile in modo oggettivo”. A suo avviso “si va anche oltre quanto prescrive ai Paesi Ue la direttiva comunitaria del 1999 in chiave di contrasto alla precarietà. In questo senso, vi è il concreto rischio che le imprese facciano meno rinnovi e proroghe per evitare prevedibili contenziosi facendo ricorso a massicci turn-over con creazione di precarietà”.  La giustizia, ha concluso il Magistrato, ha bisogno di semplificazione e certezza del diritto ritenendo che, ancora una volta, questi valori non vengano perseguiti.

La Categoria ha fatto tutto quanto è nel proprio ruolo in quanto conoscitrice della realtà ma l’ascolto altrui non è stato dei migliori.

Buon lavoro
Ad maiora

IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO

 (*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

ED/FC

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Modificato: 3 Agosto 2023